Brutal (Videoclip)Quest'anno mi sono posto diverse domande. Cercavo risposte che fossero sufficientemente adeguate ma ogni volta venivo assediato da una visione precisa. Scrivere spesso non basta. A me, per esempio, a un certo punto servono anche immagini e suoni e incroci tra immagini e incroci tra suoni. E movimento. Solo il movimento può contrastare l'ombra della tristezza e delle false credenze, solo l'azione cancella l'apatia superstiziosa che ci inchioda a radunare polvere sotto i tappeti. Volevo parlare di nudità maschile in quanto effrazione di un codice che svilisce quasi unicamente la donna. Poi di diseguaglianza omosessuale in quanto valore e non solo effetto (collaterale) sociologico. Poi di bisogno di evasione creativa come sottrazione alla rete che ci vorrebbe schiavi di un medesimo e univoco (con)sentire. Ma qualcosa non quadrava ancora. Poi ho capito. Alla base dell'espressione umana c'è spesso la paura. E che cos'è la paura? E perché è in grado di determinare le nostre azioni al punto di spingerci molte volte verso l'autodistruzione? Ho concepito il video che segue come un tentativo di ribellione al terrore e alla brutalità che stringono e avviluppano e soffocano. Ma è destinato solo a coloro che negli ultimi mesi mi hanno dimostrato una sensibilità particolare, nonché un loro particolare modo di essere, anticonvenzionale e coraggioso. Una loro capacità di familiarizzare (per necessità o semplice empatia) anche con l'oscuro.